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La correzione chirurgica percutanea mininvasiva per la correzione dell’alluce valgo

L’alluce valgo è una fastidiosa degenerazione dell’articolazione metatarso falangea del I° dito del piede e che può essere affrontata e risolta in maniera efficace. Ne parliamo con il dott. Vito Ortolano, Ortopedico e chirurgo presente presso il nostro Centro Polimedico e promotore della tecnica percutanea mininvasiva.

Di cosa si tratta?

Cominciamo con il dire che l’alluce valgo è una patologia molto diffusa dai 40 ai 50 anni in poi ma che può anche essere presente nelle  persone più giovani sin dall’adolescenza. Nel momento in cui questa evenienza clinica diventa dolorosa la risoluzione non può che essere quella chirurgica. Non esiste una causa comune, ma una serie di cofattori che insieme possono portare a tale deformità, quelli più comuni sono la tipologia di calzature utilizzate, la forma del piede, l’ereditarietà.

In che cosa consiste la tecnica percutanea mininvasiva che propone ai pazienti?

Si tratta di un intervento che viene eseguito in anestesia locale, vengono effettuate delle mini incisioni attraverso le quali con delle micro frese vengono eseguiti i vari tagli che determineranno la correzione del valgismo. Al termine dell’intervento, viene eseguito un taping che consentirà al paziente di camminare sin da subito con una scarpa adatta.

Che cosa devono fare i pazienti in questa fase post operatoria?

I pazienti possono e devono camminare da subito con una scarpa piatta, tenga conto che l’anestesia è locale e i punti sono riassorbibili, il dolore è notevolmente attenuato e tale tecnica è inoltre apprezzata da un punto di vista estetico da molto dai pazienti.

Come si svolge la visita al Centro Polimedico Eira?

Coloro che vengono qui svolgono una visita preliminare e con l’ausilio di lastre spiego loro tutte le fasi dell’intervento che andremo ad eseguire spiegando i vantaggi dello stesso ed il decorso post operatorio.

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L’Isteroscopia in chiave diagnostica e terapeutica

L’isteroscopia è la procedura  AMBULATORIALE  attraverso cui il ginecologo  osserva e analizza dall’interno la cavità dell’utero , il canale cervicale e l’endometrio (tonaca mucosa dell’utero).  L’isteroscopia può avere finalità diagnostiche (isteroscopia diagnostica) oppure terapeutiche (isteroscopia  operativa).

Non è necessaria premedicazione analgesica.

INDICAZIONI

L’isteroscopia diagnostica trova impiego nella ricerca

di patologie dell’utero (es: fibromi uterini, polipi uterini, aderenze intrauterine ecc.),

nella raccolta di un campione di endometrio da sottoporre a biopsia e nell’individuazione delle cause di certe anomalie e sintomi (es: presenza di irregolarità mestruali, perdita insolita di sangue dalla vagina, dolore pelvico cronico, presenza di mestruazioni dopo la menopausa, infertilità ecc.).

L’isteroscopia operativa, invece, è una risorsa utile, principalmente, per:

il trattamento dei sopraccitati polipi e fibromi uterini

la correzione delle già citate aderenze intrauterine,

la rimozione di residui placentari post-abortivi o post-partum

la realizzazione della cosiddetta sterilizzazione tubarica o chiusura delle tube (forma di contraccezione permanente).

 

CONTROINDICAZIONI

gravidanza,

il carcinoma al collo dell’utero,

l’endometrite,

Diagnostica od operativa che sia, l’isteroscopia è una procedura eseguita generalmente in regime ambulatoriale o di Day Surgery; pertanto, salvo casi particolari, non prevede mai il ricovero in ospedale della paziente.

 

 

 

STRUMENTO

Lo strumento indispensabile all’esecuzione dell’isteroscopia è il cosiddetto isteroscopio.

L’isteroscopio è uno strumento  lungo tubicino, simile a una cannuccia , dotato di una telecamera e una fonte luminosa a un’estremità e collegato a un monitor, che serve alla riproduzione di quanto osserva la suddetta telecamera.

Con l’ isteroscopio , il ginecologo si serve dell’isteroscopio come sonda esplorativa dell’utero, dopo averlo introdotto all’interno della cavità uterina, attraverso la  vaginale e la cervice uterina.

È opportuno precisare, però, che l’isteroscopio è utile anche nell’esplorazione delle componenti del sistema riproduttivo femminile che attraversa prima di giungere all’utero, ossia le già citate vagina e cervice uterina.

Esistono due tipologie di isteroscopio: un isteroscopio del diametro di 4 millimetri, indicato specificatamente per le procedure di isteroscopia diagnostica e operativa , e un isteroscopio del diametro di 7-8 millimetri, il cui impiego è riservato esclusivamente alle procedure di isteroscopia operativa.

PREPARAZIONE

Prima di qualsiasi procedura di isteroscopia (indipendentemente che abbia valore diagnostico o terapeutico), la futura paziente deve sottoporsi a:

Un’attenta visita ginecologica con accurata anamnesi ed ecografia transvaginale.

QUANDO SI ESEGUE

Per le donne mestruate, il momento più indicato per eseguire un’isteroscopia è entro il 12 giorno  dalla mestruazione.  L’esecuzione della procedura in questo periodo del ciclo mestruale consente una visione migliore e più dettagliata dell’utero e delle sue cavità interne.

ESECUZIONE

La paziente si accomoda  su un apposito lettino, dotato di supporti per le gambe assume ( la cosiddetta posizione ginecologica) con un’inclinazione favorevole all’introduzione dei vari strumenti necessari alla procedura.

Non appena la paziente è in posizione e si sente a suo agio, interviene il ginecologo che SENZA USO DI SPECULUM E PINZE DA COLLO vi introduce delicatamente l’isteroscopio, al fine di condurlo nella cavità uterina.

Per condurre con facilità l’isteroscopio all’interno dell’utero, è indispensabile distendere le pareti della cervice uterina, del canale cervicale e della cavità uterina.

La distensione avviene  attraverso l’insufflazione di soluzione fisiologica

La distensione (o dilatazione) dell’utero è importante non solo per permettere la conduzione dell’isteroscopio, ma anche per consentire un’analisi migliore della sua anatomia interna.

In questa fase della procedura, è importante il monitoraggio attento, da parte dell’intero staff medico, della pressione intrauterina, la quale deve rimanere a un valore compreso tra i 60 e i 70 mmHg. Il mantenimento di tali valori pressori, infatti, evita la sovra-distensione delle pareti  uterina evitando complicanze come disturbi  neurovegetativi  nausea vomito vertigini sudorazione turbe della frequenza cardiaca.

Quando l’isteroscopio è finalmente nell’utero e quest’ultimo si è dilatato a sufficienza, comincia l’esplorazione visiva di cavità uterina, dell’ endometrio e del canale cervicale. Si ricorda che quanto riprende l’isteroscopio, attraverso la sua telecamera e con l’aiuto della fonte luminosa, è visibile dal ginecologo sull’apposito monitor esterno.

La tecnica piu comunemente da me usata personalmente e quella del” SEE AND TREATMENTS” :

Contestualmente si entra in cavità con isteroscopio e se si evidenzia patologia è  in quel  momento della procedura che hanno luogo i trattamenti nei confronti della patologia riscontrata .

Una volta terminata l’esplorazione e gli eventuali interventi terapeutici, si  provvede a estrarre con delicatezza l’isteroscopio; l’operazione di estrazione dell’isteroscopio è importante e fa parte anch’essa dell’isteroscopia: infatti, serve a valutare l’integrità dell’istmo uterino, ossia il punto di passaggio tra la cavità interna dell’utero e il canale cervicale.

QUALI SENSAZIONI PROIVA LA PAZIENTE DURANTE L’ISTEROSCOPIA

Senza la pratica dell’anestesia, la paziente potrebbe provare un leggero fastidio/dolore, durante l’introduzione dell’isteroscopio nella vagina e nel canale cervicale. Tuttavia, questa sensazione dura davvero poco

DURATA DELL’ISTEROSCOPIA

In genere, l’isteroscopia diagnostica dura 10-15 minuti; l’isteroscopia operativa, invece, ha tempi un po’ più lunghi, che si aggirano attorno ai 30 minuti.

Sulla durata dell’isteroscopia operativa incide lo scopo della procedura: per i trattamenti più semplici, i tempi d’intervento sono chiaramente più brevi che per i trattamenti più complessi.

QUANDO E ‘ PREVISTO IL RIENTRO A CASA

Dopo un’isteroscopia diagnostica o operativa, la paziente può tornare immediatamente a casa

RISCHI E COMPLICANZE

L’isteroscopia è una procedura sicura per la maggior parte delle donne. Infatti, è molto raro che possa dar luogo a effetti avversi o, peggio ancora, a complicanze.

Effetti avversi

Per effetti avversi di una procedura diagnostico-operativa, si intende problematiche di lieve entità e di carattere temporaneo.

Tra i possibili effetti avversi dell’isteroscopia, rientrano:

Lieve sanguinamento vaginale. Frutto di lesioni provocate dal passaggio dell’isteroscopio , lungo la cervice uterina e il canale cervicale, tale effetto avverso può durare da pochi giorni ad anche poco più di una settimana;

Dolore e crampi a livello addominale. Spesso, la sensazione dolorosa è controllabile con un antalgico, come il paracetamolo o l’ibuprofene (un FANS);

Senso di stanchezza e/o malessere;

Complicanze

Per complicanze di una procedura diagnostico-operativa si  intende  problematiche di una certa rilevanza clinica, che possono avere luogo durante o dopo la suddetta procedura.

In occasione di un’isteroscopia, il rischio di complicanze è meno dell’1%, quindi una vera rarità; tuttavia, occorre precisare che tale rischio varia a seconda del tipo di isteroscopia: l’isteroscopia diagnostica, difatti, è meno rischiosa dell’isteroscopia operativa, la quale è di fatto un intervento di natura chirurgica.

Tra le potenziali complicazioni delle procedure di isteroscopia diagnostica/operativa, si segnalano:

La perforazione uterina;

La perforazione vescicale;

Infezioni ascendenti

RISULTATI

Isteroscopia diagnostica. Se dalla procedura emerge la presenza di una grave condizione, si informa immediatamente la paziente di quanto sopra e le espone i possibili trattamenti.

Nel caso in cui l’isteroscopia diagnostica servisse alla raccolta di un campione di endometrio da sottoporre a biopsia, i risultati di quest’ultima saranno pronti nel giro di 40 giorni.

Isteroscopia operativa. È una procedura che, senza essere particolarmente invasiva, permette di curare con esito soddisfacente diverse patologie, anche in questo caso l’esito dell’esame istologico prevede un’attesa di circa 40 gg

Grazie a ciò e al fatto di non richiedere un ricovero ospedaliero, l’isteroscopia operativa è una soluzione terapeutica sempre più in voga.

 

QUANDO E ‘ PREVISTO IL RIENTRO A CASA

Dopo un’isteroscopia diagnostica o operativa, la paziente può tornare immediatamente a casa

Cosa può fare una donna dopo un’isteroscopia?

Dopo un’isteroscopia, la paziente può tranquillamente mangiare e bere come da consuetudine, e fare una doccia.

Cosa non può fare una donna dopo un’isteroscopia?

Alle donne che hanno sostenuto un’isteroscopia, si  raccomandano l’astensione dall’attività sessuale per circa 2-3 giorni o, in presenza di sanguinamento vaginale, fino al termine di quest’ultimo. Si tratta di una misura precauzionale atta a prevenire le infezioni.

 

 

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Dott.ssa D’Agostino: “La buona salute non può fare a meno di una corretta nutrizione”

La nostra quotidianità non può fare a meno di interrogarsi su quello che mangiamo ogni giorno e su come è possibile dare forza alla salute attraverso il cibo. Per capire tutto questo, è fondamentale la figura del nutrizionista. Il Centro Polimedico Eira può contare sul supporto della dott.ssa Luciana D’Agostino, biologa nutrizionista, una professionista di grande esperienza, specializzata in igiene alimentare e con un Master in nutrizione umana, pronta a fornire la giusta guida a tutti i pazienti. La dott.ssa D’Agostino, solitamente, riceve presso il nostro centro polimedico ogni venerdì.

Di cosa si occupa di preciso un nutrizionista?

La parola, già nel suo incipit, è molto precisa. Il nutrizionista è colui che nutre il soggetto partendo dalle radici ovvero dal giusto nutrimento delle cellule. Vi sono infatti dei meccanismi chimici per cui è fondamentale che le nostre cellule vengano nutrite a dovere. I nutrienti fondamentali sono i carboidrati, le proteine, i grassi, sali minerali, vitamine. Il nutrizionista stila un piano alimentare ad personam sulla base delle informazioni che vengono fuori dall’anamnesi del paziente e dalla valutazione/studio delle sue caratteristiche fisiche.

Con quali strumenti è possibile conoscere a fondo la conformazione fisica di un paziente?

L’analisi antropometrica (peso, altezza, misure/circonferenze corporee), la plicometria, sostituita dalla BIA (Bioimpedenziometria), tecnologia che consente di capire in maniera precisa la massa grassa e magra, il fabbisogno energetico nonché la quantità di acqua presente, per ciascun individuo, consente di stilare un conseguente piano nutrizionale. Tutto questo vale non solo per le persone con problemi legati all’alimentazione ma anche per coloro che vogliono capire come mantenere al meglio il proprio stato di salute attraverso quello che mangiamo e comprendere il giusto equilibrio tra massa magra e quella grassa. Mi riferisco agli sportivi e tutti coloro che conducono una vita normale.

Perché è importante rivolgersi ad un nutrizionista biologo?

Devo dire che, a proposito di questo, anche la legge tutela la nostra professione ( legge 396/67) unitamente a tanti altri decreti ministeriali. Nel nostro percorso professionale, riusciamo ad affrontare al meglio problematiche metaboliche legate a patologie come diabete, colesterolemia, obesità, conoscendo il funzionamento cellulare.

A proposito di carboidrati, perché sono importanti per la nostra salute?

E’ fondamentale la loro presenza, poiché rappresentano il nutriente più importante in termini di energia, la cosiddetta benzina per il nostro corpo. Il tutto, viene metabolizzato come zucchero e questo è indispensabile per la nostra cellula che in questo modo riesce a ricavare energia. Il carboidrato rappresenta il nutriente dal cui metabolismo le cellule ricavano energia “pulita”, sebbene sia importante introdurli nella giusta dose. L’importanza dei carboidrati e la loro presenza in termini di razione giornaliera è di circa il 50-60% del proprio fabbisogno calorico (in condizioni normali). In tutto questo, la quota proteica ne rappresenta il 10 –13%( una minima parte) mentre quella dei grassi il 30–33%. Le proteine sono essenziali per il rifacimento dei tessuti, ma la maggiore energia è ricavata dai carboidrati.

Parliamo di bambini e corretta nutrizione. Perché è importante il supporto della nutrizionista?

Già da piccoli, i genitori dovrebbero spiegare ai loro figli l’importanza di una corretta alimentazione, a partire dal supporto fornito da frutta e verdura. Anche per tale ragione, da sempre, sono favorevole alla formazione e informazione nelle scuole, un concetto che deve proseguire in tutte le fasce d’età dei nostri bambini.

 

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TECNICA DI FORAMINOSCOPIA E DISCECTOMIA ENDOSCOPICA TRANSFORAMINALE

Consente di intervenire sul conflitto tra disco erniato e radice nervosa senza più ricorrere al bisturi.

 

Questa procedura offre ai pazienti numerosi vantaggi:

 

  • incisione cutanea (E QUINDI LA CICATRICE) E’ lunga non più di 1 centimetro.
  • tessuti intorno alla colonna vertebrale non vengono lesi dall’intervento.
  • rischio di infezione è notevolmente ridotto e il processo di guarigione in genere decorre con meno complicazioni rispetto a quanto accade con i metodi chirurgici aperti.

 

Razionale

Negli ultimi decenni sono state sviluppate diverse tecniche per il trattamento mininvasivo dell’ernia del disco, ad esempio la discectomia laser, discectomia mediante radiofrequenza, tuttavia nell’ambito delle tecniche percutanee che si servono per definizione di incisioni cutanee di massimo 1-2 cm, l’unica che consente l’asportazione di ernie del disco di grandi dimensioni (ad esempio le ernie del disco espulse o quelle migrate) è l’endoscopia spinale. L’endoscopia spinale è una disciplina con campi di applicazione in continua evoluzione. Ad oggi è possibile il trattamento endoscopico anche di alcune forme di stenosi lombare sono trattabili grazie allo sviluppo di microtrapani utilizzabili attraverso la cannula endoscopica. È possibile inoltre l’asportazione di ernie della colonna toracica e della colonna cervicale attraverso variazioni di questa tecnica. L’approccio endoscopico alla colonna permette di ridurre la degenza ed il dolore postoperatorio ed in particolare di limitare il rischio di cicatrici postoperatorie. Il rischio di recidiva dell’ernia è paragonabile a quello delle tecniche a cielo aperto (circa 3-4%).

Tecnica chirurgica

L’anestesia utilizzata per l’intervento è in genere una anestesia locale o spinale. Si ricorre all’anestesia generale in pazienti particolari o qualora se ne faccia esplicita richiesta. Gli approcci endoscopici variano in base al tipo di ernia del disco. Un’ approccio posterolaterale è indicato per asportare ernie contenute e protrusioni discali, quello interlaminare paramediano per asportare ernie espulse e/o voluminose in genere a livello L5/S1; infine l’approccio laterale transforaminale è utile nell’asportazione di ernie espulse e migrate. Qualunque sia l’approccio impiegato, il livello di invasività della procedura rimane tuttavia invariato per il paziente. La procedura consiste nell’ introduzione percutanea di una cannula (camicia esterna) dell’endoscopio dal diametro di 0,7 cm sotto controllo radiologico intraoperatorio fino al raggiungimento del livello della colonna colpito dell’ernia. Dopo aver posizionato la cannula si introduce l’endoscopio rigido e si inizia l’asportazione del materiale discale con lavaggio continuo e sotto visione endoscopica diretta. Il controllo radiologico prima e la visione diretta poi, consentono la massima sicurezza e il rispetto delle radici nervose e del sacco durale. L’endoscopio è fornito di una cannula di lavoro che permette l’utilizzo di micropinze, forbici, sonde a radiofrequenze e laser. L’obiettivo dell’intervento è liberare la radice nervosa ed il sacco durale dalla compressione esercitata dal materiale erniario e quindi far scomparire il dolore. Al termine della procedura viene semplicemente estratta la cannula e la cicatrice che rimane è minore di 1 cm, viene suturata con un singolo punto di sutura riassorbibile. L’intervento ha una durata variabile tra 25 e 45 minuti.

Sommario e decorso postoperatorio

La degenza postoperatoria è estremamente contenuta e mai superiore alle 24h salvo complicanze. Questa procedura può esser eseguita in regime day-surgery. Il ritorno alla vita lavorativa avviene in genere 7 giorni dopo l’intervento anche se questo intervallo può variare in ragione dei sintomi pre-operatori e del tipo di ernia trattata. È raccomandato, ma non obbligatorio, l’utilizzo di un busto leggero (stoffa e stecche o a pressione) per una settimana dopo l’intervento.

Il trattamento dell’ernia del disco con approccio endoscopico consente di ottenere risultati paragonabili alla chirurgia a cielo aperto, ma con una procedura minimamente invasiva in termini di approccio chirurgico (cicatrice <1cm), dolore postoperatorio e tempi di recupero.

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Dott. Fabrizio Palumbo: “Le patologie urologiche si contrastano con una efficace prevenzione”

Sono sempre più diffuse le patologie urologiche così come il dibattito sulle modalità attraverso cui e¨ importante promuovere la prevenzione. Ne parliamo con il dott. Fabrizio Palumbo, Urologo e Dirigente medico presso l’Unità  Operativa Complessa di Urologia dell’ospedale San Giacomo di Monopoli. Â

E’ sempre più diffuso il dibattito sulle patologie urologiche. Come si sviluppa l’azione di cura e prevenzione di tali patologie?

Le problematiche che riguardano l’urologia sono molteplici ed è importante affrontarle tutte nel giusto modo. La mia attività urologica è concentrata sulle patologie dei reni, della vescica, dell’uretra, della prostata e dei genitali esterni maschili. Le attività di diagnosi precoce mediante visite periodiche di controllo, sono particolarmente approfondite in ambito oncologico, soprattutto per tumori come quello del testicolo, della prostata e della vescica.

Una patologia maschile di grande importanza è quella prostatica. Come si presenta?

Va detta intanto una cosa importante. Per l’uomo, dopo i 35 anni, la prostata tende ad ingrossarsi generando diversi fastidi, come lo svegliarsi di notte per urinare, urinare spesso e con stimolo urgente. E’ un contesto totalmente diverso da quello femminile che invece si caratterizza per disturbi di incontinenza, cistiti e infezioni, anche in seguito alle gravidanze che tendono a far rilassare i sistemi di supporto della vescica. E’ chiaro che uno dei fattori responsabili è quello dell’aumento dell’età media.

Cosa significa fare prevenzione?

E’ importante comunicare un concetto fondamentale. L’uomo dovrebbe sottoporsi a visite urologiche periodiche di controllo già  a partire dall’adolescenza. Ad esempio, una visita fatta in giovane età  consentirebbe di capire se sussistono problemi di fertilità  e come poter agire per risolverli. I problemi di erezione, anch’essi molto comuni, possono essere la prima spia di problemi cardiovascolari più seri.

Dai 50 anni in su, poi, le visite sono importanti anche per la prevenzione del tumore della prostata. In questo caso, ad esempio, le posso confermare che in moltissimi casi, il solo esame del PSA non aveva chiarito a fondo la presenza di un tumore, cosa che invece è stata appurata con una visita urologica. Il mio consiglio è sempre quello di farsi visitare e non solo uomini di una certa età  ma anche i giovani. Così come le donne vanno dal ginecologo, anche gli uomini devono andare dall’urologo.

In tale prospettiva, che tipo di visite vengono svolte qui al Centro Polimedico Eira?

Il nostro approccio è quello di effettuare visite accurate, eventualmente associate ad ecografie dell’apparato urinario e dei genitali esterni maschili e, in base alla patologia riscontrata, si indirizza il paziente verso esami più complessi o verso la terapia medica o chirurgica più appropriata.

 

 

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Dott. Valluzzi: “Allenare la mente per prevenire le malattie neurodegenerative”

L’esperienza e la professionalità al servizio dei pazienti. Tra i medici che collaborano con il nostro Centro Polimedico, vi parliamo quest’oggi del dott. Francesco Valluzzi, Neurologo, responsabile per diversi anni del reparto di neurologia di Monopoli.

Dott. Valluzzi, intanto un bilancio di questa sua pluridecennale attività professionale.

Continuo a svolgere la mia professione con tanta passione e, soprattutto, con ascolto dei pazienti. Sin dai primi anni ’90, in riferimento alle patologie neurologiche, ha creato degli ambulatori dedicati alla malattie neurodegenerative come il Parkinson, Alzheimer ed altre forme di demenze. Deve sapere che su 100 demenze, il 60% circa sono legate all’ Alzheimer mentre la restante parte è riconducibile ad altre patologie (demenza frontotemporale, vascolare, corticobasale o altre). Questo impegno mi ha messo spesso in contatto con esperti di neuropsicologia e associazioni di Alzhaimer.

In che termini si può parlare oggi di un aumento delle patologie?

E’ chiaro che, con l’aumento della vita media, si prevede un incremento di queste patologie. In Puglia, si prevedono migliaia di casi e, come le ho detto, il tutto è legato ad un aumento della vita media. E’ una crescita parallela ad altre patologie caratteristiche dell’età, come ipertrofia prostatica e fratture di femore.

E’ possibile fare prevenzione contro queste patologie?

Oggi cominciamo a definire dei criteri di prevenzioni e uno di questi è quello della dieta mediterranea che determina un calo del rischio di Alzheimer. Tra 30 anni sono previste circa 150 milioni di demenze nel mondo e questo soprattutto nei paesi in via di sviluppo. L’alimentazione è un fattore importante. Adottare la dieta mediterranea ci difende notevolmente da questa malattie. A tal proposito, è importante anche l’attività fisica ed anche l’impegno mentale che deve portarci sempre a comprendere ed imparare cose nuove. Tutto questo, giova notevolmente al nostro cervello perché la mente sarà costantemente impegnata a comprendere sempre nuove situazioni.

Come si sviluppa la visita dei pazienti che scelgono il Centro Polimedico Eira?

Il nostro approccio, è quello intanto di fare una corretta diagnosi. Tutto questo è fondamentale per giungere ad una corretta definizione diagnostica e poi terapeutica. In base a questo, si decide la soluzione migliore per aiutare i nostri pazienti nel loro percorso terapeutico.

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Dott. Ortolano: Prevenire le patologie del ginocchio e del piede attraverso il movimento quotidiano

Negli ultimi anni la popolazione sportiva è andata sempre più aumentando così come l’età in cui si pratica sport. Per tale motivo le patologie traumatiche e degenerative degli arti inferiori soprattutto ginocchio e caviglia, sono sempre più diffuse, non solo nei soggetti giovani ma anche nelle persone che anno superato i così detti “anta”. Nè parliamo con il dott. Vito Ortolano presente presso il Centro Polimedico Eira.

 

Di cosa si occupa in maniera particolare?

La mia attenzione si concentra principalmente sulla chirurgia del ginocchio e del piede. Più in particolare, le problematiche traumatologiche del ginocchio ovvero patologie meniscali e legamentose. Questi ambiti, chiaramente, riguardano gli sportivi, professionisti e non. Altro importante capitolo è quello delle patologie degenerative, la classica artrosi, che colpisce le persone più in là con gli anni.  In ogni caso qualsiasi essa sia la patologia va studiata tramite una visita medica specialistica, coadiuvata da esami strumentali consigliati in modo mirato dallo specialista al fine di ottenere una terapia migliore possibile per ogni singolo caso.

Per quanto riguarda la patologia del piede mi occupo soprattutto delle problematiche dell’avampiede, ovvero alluce valgo, dita a martello ed alluce rigido, lì dove è possibile, applico la chirurgia percutanea con grande soddisfazione da parte del paziente per la rapidità sia dell’intervento stesso che per la ripresa delle attività quotidiane con un minimo dolore.

 

Anche in questo settore della medicina è fondamentale la prevenzione. Che tipo di consigli possiamo dare ai nostri lettori?

Intanto, è fondamentale avere uno stile di vita sano. Questo comincia da una corretta alimentazione, elemento che contribuisce a mantenere un giusto peso corporeo. Avere una giusta fisicità aiuta ad alleggerire il peso sulle ginocchia e caviglia stressando così il meno possibile le articolazioni. E’ chiaro che per chi pratica sport è fondamentale avere una preparazione al gesto atletico e ciò si ottiene con un costante allenamento delle articolazioni e della muscolatura. Per tutti vale sempre la regola che un’attività fisica quotidiana è importante. Questo comincia per esempio dal semplice gesto di salire le scale, cosa che tiene in ottimo stato di salute sia l’apparato muscolo-scheletrico che quello cardiovascolare.

 

 

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Dott.ssa Delle Noci: La corretta alimentazione è la base del nostro benessere

Prendersi cura di sé, con corretti stili di vita, a partire da una buona alimentazione. Ne parliamo con l’endocrinologa dott.ssa Manuela Delle Noci presente presso il Centro Polimedico Eira.

Cos’è l’endocrinologia e su quali patologie si concentra?

L’endocrinologia studia gli ormoni endocrini, secreti da pancreas, tiroide, ipofisi, surrene, gonadi . In compartecipazione con il ginecologo affronta perciò anche problematiche legate alla riproduzione. In termini numerici i disordini endocrini più frequenti riguardano la tiroide ed il pancreas, ovvero il diabete che “ è conseguenza e causa di tante problematiche metaboliche attuali, a livello “endemico”.  Quasi tutti i problemi  nascono da una cattiva alimentazione, ne originano patologie e ridotta fertilità, con danno generazionale molto serio. Con i miei pazienti sono sempre molto attenta ad analizzare tutti questi aspetti.

In che senso, oggi si parla a proposito sempre più di patologie sociali?

E’ purtroppo un dato reale visto che patologie metaboliche sono in costante aumento per citare un esempio le patologie autoimmuni tiroidee, soprattutto ipotiroidismo, riguardano ormai tante fasce d’età sempre più giovani, mentre un tempo si sviluppavano soprattutto dopo la menopausa(patologie più frequenti nel sesso femminile, oggi in costante aumento anche tra gli uomini) e nelle località d entroterra,  adesso possono riguardare anche i bambini e non badano a località . Le cattive abitudini alimentari hanno un peso notevole in queste malattie dal chiaro fenomeno sociale.

In che modo è possibile variare i nostri stili di vita?

Il mio approccio parte sempre dall’alimentazione che  è la chiave di tutto, prima di arrivare al farmaco. Cambiare lo stile di vita è possibile, va ridotto il consumo di prodotti raffinati come cereali e farinacei in generale ed in genere il Consumo di alimenti che non sono stati presenti in passato nel Corso della nostra evoluzione, come ad esempio il latte vaccino . Tutto questo ci serve non solo per evitare il ricorso ai farmaci ma per vivere 1000 volte meglio, in termini fisici e psicologici . Visto che sull’ambiente circostante non possiamo intervenire, è altrettanto vero che possiamo controllare per bene quello che mangiamo e come ci muoviamo, nel modo più opportuno per la giusta funzionalità e vitalità al nostro apparato digerente, da cui parte tutta la Salute. Alimentazione e attività fisica, i segreti   per regalare qualità e salute alla nostra vita.

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Dott.ssa Santoro: Conoscere e affrontare il mioma uterino

E’ un ambito molto affascinante quello legato alla riproduzione dell’uomo. La storia moderna della medicina, ha approfondito questo ambito in maniera attenta e accurata, anche e soprattutto alla luce delle diverse problematiche che esso ha presentato dal punto di vista patologico. Una delle patologie più serie, è quella del mioma uterino. Ne parliamo con la dott.ssa Angela Santoro, da 10 anni ginecologa presso l’ospedale di Putignano nel reparto di ostetricia e presente presso il Centro Polimedico Eira.

Mioma uterino: Di cosa si tratta nello specifico?

I miomi uterini si conoscono anche come leiomiomi o fibromiomi e sono il tipo di tumore più diffuso tra le donne. La società italiana di ginecologia e Ostetricia (SIGO) afferma che il 70% delle donne può sviluppare un mioma uterino. La prima cosa da sapere è che solo uno 0,5% di questi miomi può trasformarsi in cancro. Il trattamento cambia a seconda delle dimensioni dei fibromi. A volte, è necessario un intervento chirurgico per riuscire a rimuoverli, mentre in altri casi basta il giusto trattamento farmacologico e controlli regolari. Nonostante ciò, i fastidi e problemi causati da questa malattia sono un aspetto che non possiamo trascurare e che ci costringe a non dimenticare i nostri controlli dal ginecologo.

Perché si manifesta?

Sono molte le donne che, spesso, si lamentano delle stesse cose: conducono una vita sana, si prendono cura della loro salute sessuale, fanno controlli regolari dal ginecologo e, nonostante ciò, senza sapere perché, ricevono tutte la stessa diagnosi: un mioma uterino. In realtà, non si conosce ancora la causa precisa di questi tumori. Si pensa che la genetica abbia un certo peso, eppure ciò che si sa con certezza è come si manifestano e come si sviluppano. L’utero è composto da diversi strati e uno di questi è detto miometrio. Gli ormoni femminili, come gli estrogeni e il progesterone, stimolano la crescita di piccoli bulbi nel miometrio che, a poco a poco, possono diventare miomi. I miomi uterini si possono dividere tra sottosierosi (quando si trovano sulla superficie dell’utero), intramurali (se si localizzano nello spessore della parete uterina) e sottomucosi (quando sono all’interno della cavità dell’organo). I miomi sottosierosi non presentano quasi alcun sintomo. Quelli intramurali e sottomucosi, invece, colpiscono l’endometrio, a tal punto da causarne sanguinamenti, dolore e, in casi più estremi, persino infertilità. Il problema principale causato dai miomi uterini è che il flusso sanguigno non arriva più all’utero nel modo giusto ed è per questo che possono sorgere dolori intensi e aborti spontanei.

Chi corre il rischio maggiore di soffrire di un mioma uterino?

In generale, possono manifestarsi tra i 35 e 55 anni, ma sono più frequenti tra i 45 e i 55 anni. Questo tipo di tumore benigno compare durante il periodo di fertilità della donna. Di solito, se ne ha sofferto nostra madre, anche noi svilupperemo un mioma uterino. Il rischio di soffrirne aumenta se si hanno problemi di sovrappeso e se non si ha mai avuto figli.

Che tipo di sintomi manifesta?

Bisogna ricordare che quasi il 30% delle donne affette da mioma uterino non presenta alcun sintomo. Solo i controlli regolari dal proprio ginecologo possono confermare la presenza di fibromi nell’utero. Tra i sintomi maggiormente ricorrenti, ricordiamo: Perdite mestruali abbondanti, perdite lontano dalle mestruazioni, periodi mestruali molto più lunghi, anemia sideropenica, sensazione di gonfiore e stanchezza, aumento di peso, dolore durante i rapporti sessuali, necessità di urinare frequentemente.

Vi sono dei trattamenti per contrastare i miomi uterini?

La prima cosa alla quale pensano tutte quando viene diagnosticata loro la presenza di uno o più fibromi all’interno dell’utero è che dovranno sottoporsi ad un intervento chirurgico. Ciononostante, non sempre è così. I fibromi dell’utero più piccoli possono essere trattati grazie ad apposite cure farmacologiche ed ai controlli regolari. Quando invece, un mioma è molto grande o quando un mioma non risponde alla cura con i farmaci, non resta altra opzione che rimuoverlo. Si può fare una miomectomia (rimozione dei fibromi senza implicare l’utero) o, in alcuni casi, è necessario rimuovere l’utero in modo parziale o totale. Nonostante ciò, molti specialisti consigliano di utilizzare trattamenti medici a base di ulipristal acetato, un modulatore del progesterone che riduce in modo notevole la presenza di miomi uterini.

 

Che tipo di rapporto sussiste tra miomi uterini e fertilità?

Uno dei dubbi più comuni che hanno le donne quando viene diagnosticato un mioma, è se riusciranno ancora a restare incinta. Tutto dipende, senza dubbio, dall’età della paziente, ma poiché questo tumore benigno è molto frequente tra le donne in età fertile, è certamente una delle paure più comuni. Quando i tumori sono di grandi dimensioni, possono causare problemi di fertilità o complicazioni durante la gravidanza. Per le donne che vengono sottoposte ad una miomectomia – l’estrazione dei miomi senza conseguenze per l’utero, è possibile restare incinta dopo l’operazione. La presenza di fibromi può essere la causa di aborti ed ecco perché è consigliabile pianificare la gravidanza e consultare il proprio ginecologo per sapere se è possibile concepire e se non ci sarà nessun rischio. Infine, quando i fibromi dell’utero superano i 4 centimetri di grandezza, allora possono essere la causa di seri problemi durante la gravidanza: la madre può soffrire di parto prematuro e dolore pelvico.

 

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Patologie cardiache. Il Dott. Gaetano Contegiacomo: “la cura dei pazienti comincia dalla prevenzione”

Il tema relativo alla cura delle patologie cardiache è sempre più al centro dell’attenzione non soltanto medica ma anche sociale. Ne parliamo con il dott. Gaetano Contegiacomo, responsabile della cardiologia interventistica e del laboratorio emodinamica della clinica “Mater Dei” di Bari e che opera presso il centro Polimedico “Eira”.

Sul tema delle patologie vascolari, il dott. Contegiacomo è un importante referente nazionale ed internazionale, in modo particolare per quanto concerne le angioplastiche coronariche e vascolari e del trattamento delle patologie valvolari per via percutanea (stenosi valvolare aortica).

La stenosi valvolare aortica è una patologia che dopo i 75 anni si può curare anche per via percutanea (non a cuore aperto) – spiega il dott. Contegiacomo. La prevenzione, per tutte le forme di cardiopatie, è sempre il primo elemento da tenere in considerazione. E’ chiaro che molte patologie cardiache sono a carico di persone molto anziane ma l’opera di prevenzione deve cominciare con l’adozione di corretti stili di vita.

Il dott. Contegiacomo è presente settimanalmente presso il Centro Polimedico Eira.

L’aspetto importante su cui è bene soffermarsi è quello relativo alla soluzione di queste problematiche. Presso il Centro Polimedico Eira – prosegue il dott. Contegiacomo – i pazienti sono accompagnati lungo un percorso completo finalizzato alla risoluzione delle eventuali patologie che potrebbero essere riscontrate e, per tale ragione, è importante seguire i pazienti fino alla risoluzione delle loro patologie cardiache.

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