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Intervista al dottor Michele Giannattasio

Quanti sono in Italia i pazienti con Insufficienza renale cronica (IRC) che può portare alla dialisi?

Il numero di pazienti con IRC è in rapida espansione per l’aumento della vita media della popolazione generale. Il fenomeno é di dimensioni tali da costituire un problema maggiore di salute pubblica, definibile una vera e propria epidemia. La sindrome metabolica, caratterizzata da ipertensione arteriosa, diabete mellito, dislipiidemia ed obesità, rappresenta il principale fattore  di questa epidemia.

 

Le malattie renali quali sintomi comportano?

Molto spesso le malattie renali sono senza sintomi o con pochi e sfumati sintomi che spesso possono essere trascurati. E’ quindi importante la prevenzione attraverso una diagnosi precoce delle nefropatie guaribili o curando quelle croniche, non guaribili, per rallentare il più possibile la progressione verso la dialisi

Per la prevenzione dell’insufficienza renale  é indispensabile mettere in campo vaste politiche di screening  e trattamento precoce dei fattori  di rischio. I risultati degli studi  di prevenzione indicano  che l’efficacia  degli interventi  é ridotta  se messa in campo nella fase più avanzata della IRC. Per questo gli interventi di prevenzione devono essere precoci.

 

Come è possibile rallentare il più possibile la progressione delle nefropatie croniche, non guaribili ma curabili, per evitare la dialisi

Controllando meglio tutti i fattori di rischio tradizionali e specifici della IRC.. Tra questi, il controllo ottimale della pressione arteriosa, della dislipidemia, del peso corporeo e del controllo glicemico, dell’anemia, etc mediante l’utilizzo di approcci polifarmacologici.

Il problema dei fattori di rischio multipli ha implicazioni non solo per l’apparato cardiovascolare ma anche per il rene. Infatti negli individui senza fattori di rischio tradizionali l’insufficienza renale é molto rara, meno dell’1%, mentre la frequenza di questa malattia cresce in misura molto spiccata raggiungendo la frequenza del 9% nei soggetti che hanno 5 fattori di rischio.

 

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Accertamento dei requisiti di idoneità per i concorsi nelle forze armate

Al Centro Polimedico EIRA la dottoressa Luciana D’AGOSTINO Biologa Nutrizionista effettua l’accertamento dei requisiti di idoneità per i concorsi nelle forze armate, nello specifico:

  • “Composizione corporea”: massa grassa
  • “Massa metabolicamente attiva”
  • “Forza Muscolare”

 

Per quanto attiene ai requisiti da accertare, al candidato sono richiesti, a pena di inidoneità:

  • Sana e robusta costituzione fisica
  • Composizione corporea: percentuale di massa grassa nell’organismo non inferiore al 7% e non superiore al 22% per i candidati di sesso maschile, e non inferiore al 12% e non superiore al 30% per le candidate di sesso femminile
  • Forza muscolare: non inferiore a 40 kg per i candidati di sesso maschile, e non inferiore a 20 kg per le candidate di sesso femminile
  • Massa metabolicamente attiva: percentuale di massa magra teorica presente nell’organismo non inferiore al 40% per i candidati di sesso maschile, e non inferiore al 28% per le candidate di sesso femminile
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ISTEROSCOPIA OPERATIVA : Casi clinici Dott.ssa Angela Santoro

 

 

LA CHIRURGIA ISTEROSCOPICA AMBULATORIALE O OFFICE SURGERY HYSTEROSCOPY SI AVVALE ORMAI DA ALCUNI ANNI DI TECNICA E STRUMENTAZIONE SPECIFICA CHE NE HANNO PROGRESSIVAMENTE ESTESO UTILIZZO ED INDICAZIONI FINO A PERMETTERE L’ESECUZIONE DI CIRCA IL 60% DEGLI INTERVENTI DI CHIRURGIA ISTEROSCOPICA.

QUI  DI SEGUITO MOSTRIAMO IMMAGINI ISTEROSCOPICHE DI ALCUNI CASI CLINICI DI PATOLOGIE ENDOCAVITARIE (polipi miomi sinechie) TRATTATI  IN  OFFICE SURGERY HYSTEROSCOPY, MEDIANTE L’USO DI ISTEROSCOPIO 4 MM DOTATO DI CAMICIA OPERATIVA , ELETTRODO BIPOLARE  E SOLUZIONE FISIOLOGICA COME MEZZO DI DISTENSIONE

L’USO DELL’ELETTRODO BIPOLARE GARANTISCE L’ASSENZA DI RISCHIO DI DISPERSIONE DI CORRENTE, RIDOTTO RISCHIO DI INTRAVASAZIONE, BASSO RISCHIO DI LESIONI IATROGENE TERMICHE, BUONA EMOSTASI CON SCARSA O ASSENTE DISTRUZIONE DI TESSUTO.

Di seguito, alcuni casi clinici

 

 

         

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Le Patologie cardiache: intervista al dott. Gaetano Contegiacomo

 

Il dott. Gaetano Contegiacomo è il cardiologo che riceve presso il nostro centro polimedico. Ve lo presentiamo in questa intervista in cui ci parla di alcune patologie ricorrenti tra i pazienti. Il dott. Contegiacomo, attualmente, è Co-direttore dei Laboratori di Emodinamica del gruppo “GVM Care & Research” Area Bari presso le Cliniche “Anthea”, “Santa Maria” e “Villa Lucia” a Conversano (Ba).

Sono un cardiologo che si occupa di attività interventistica da più di 20 anni. Più in particolare, mi occupo del trattamento di patologie cardiache e vascolari nelle quali è possibile un trattamento correttivo non di tipo chirurgico ma di tipo percutaneo, cioè non invasivo. Stiamo parlando di patologie coronariche ovvero infarto acuto, angina stabile o instabile. Mi occupo anche di patologie vascolari. In questo caso, si tratta dei restringimenti delle carotidi (arterie che portano il sangue al cervello), le patologie arteriose e aterosclerotiche delle arterie degli arti inferiori che solitamente danno la difficoltà a camminare e che possono portare anche all’amputazione. Inoltre, mi occupo di patologie dell’aorta addominale soprattutto gli aneurismi dell’aorta che vengono curati con trattamenti endovascolari detti “Evar” o endoprotesi dell’aorta addominale. Infine, vi è il mio cavallo di battaglia da dieci anni ovvero il trattamento della stenosi valvolare aortica dell’anziano. E’ una patologia che interessa fino al 3% della popolazione, è trattata chirurgicamente ma ove non sia possibile perché il rischio è elevato, è possibile trattarla con un trattamento endovascolare attraverso un accesso percutaneo (TAVI). Sono anche impegnato in trattamenti correttivi, alcuni dei quali a carattere sperimentale, su altri apparati valvolari in modo particolare sulla valvola mitrale

Ci sono delle fasce d’età particolari che riguardano tali patologie?

Il coronarico è dedicato a tutte le fasce d’età. Per la cardiopatia ischemica si va da una età minima di 30-35 anni  fino ai 90 anni ed oltre. Poi ci sono patologie che sono per lo più appannaggio degli ultraottantenni, come le valvulopatie degenerative

 

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La corretta alimentazione nei giorni di festa: intervista alla dott.ssa Luciana D’Agostino

Arrivano le feste di Natale e, con esse, le grandi abbuffate a tavola che bisogna gestire con molta attenzione. Ne parliamo con la nutrizionista biologa dott.ssa Luciana D’ Agostino, presente presso il nostro Centro Polimedico.

 

Allora, dottoressa. Come dobbiamo comportarci a tavola in questi giorni di festa?

 

Le grandi abbuffate, è chiaro, non fanno altro che peggiorare la nostra condizione fisica danneggiando la nostra salute determinando così dei chili in eccesso. E’ tuttavia importante non rinunciare alle nostre tradizioni che accompagnano le nostre feste natalizie, con dolci tipici e varie leccornie che allietano il nostro palato e permettono la di riunire la nostra famiglia.

Come evitare di assumere delle calorie in eccesso?

E’ importante pensare a queste feste come sei giorni di festa canonici. Se fossero solo sei giorni, il danno non si porrebbe. Il problema è che le feste non si riducono ai sei giorni ma ad un lungo periodo con tanti dolci proposti sui nostri banchi già nei primi giorni di dicembre fino a metà gennaio in quantità superiori. Ci si precipita a comprare questi cibi, che sono inusuali per la nostra alimentazione quotidiana mangiando per un periodo molto più lungo. Così facendo, non ci si accorge delle calorie che assumiamo, rischiando di farci prendere tre o quattro chili a fine periodo festivo. Dobbiamo racchiudere il tutto nei giorni di festa, considerando che possono anche arrivare a 3000 o 4000 mila chilocalorie se consideriamo anche i panettoni e gli spumanti. Inoltre, ci sono gli extra fuori pasto che ammazzano la salute. Penso al cioccolato, al torrone, ai salumi. Il consiglio è quello di limitare e iniziare con la nostra festa il 24 Dicembre, di rispettare il nostro bisogno calorico quotidiano. Con una alimentazione quotidiana corretta e non improvvisata. Per tale ragione, bisogna conoscere il nostro fabbisogno calorico quotidiano con una alimentazione prescritta da specialisti. Cerchiamo di festeggiare in modo coscienzioso, senza rinunciare ai nostri giorni di feste. Rispettiamo inoltre i cinque pasti al giorno, mantenendo così il nostro metabolismo basale attivo. Così facendo, il nostro peso si manterrà costante. Anche su questo aspetto, è importante conoscere il proprio consumo metabolico e recarsi presso uno specialista per conoscere quante calorie bisogna consumare per perdere peso. Una cosa importante è quella di non saltare i pasti. E’ sbagliato pensare di non mangiare a pranzo per arrivare a stomaco vuoto agli appuntamenti di festa. Abbuffandoci, affaticheremo il nostro pancreas e la secrezione dell’insulina ci porterà ad avere sempre più fame.

Un altro consiglio è quello di non rinunciare agli spuntini come, ad esempio, la frutta secca che ci consente di arrivare con il giusto appetito senza abbuffarci. Il pranzo e la cena devono essere con tutte le portate previste ma con quantità moderate. Preferire la pasta fresca, con porzioni giornalieri che ci sono stati prescritti, con contorni di verdura.

Il pane potrebbe essere il troppo. Un bicchiere di vino e per il brindisi lo champagne, sempre con moderazione, non devono mancare. E’ fondamentale non abbandonare la colazione, perché ci permette di attivare il nostro metabolismo dopo il lungo digiuno notturno. Meglio il the del latte. Se rispettiamo queste regole, nelle due settimane di festa, introdurremo solo poche chilocalorie, circa  300 o 400 in più rispetto al nostro fabbisogno. Infine, cosa importantissima, non dimentichiamo mai di farci una bella camminata di un’ora, che ci consente di smaltire le calorie in eccesso.

 

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Il dott. Leonardo Giannattasio: l’azione dell’otorinolaringoiatra abbraccia più fasce d’età.

Giovane, ma con una grande preparazione che racconta già di una grandissima esperienza. Stiamo parlando del dott. Leonardo Giannattasio, otorinolaringoiatra, una gradita new entry al Centro Polimedico Eira.

Allora, dott. Giannattasio, quali sono le problematiche e patologie che sono maggiormente oggetto di cure?

E’ un campo molto vasto quello su cui interveniamo, che abbraccia numerose patologie sia di approccio clinico che chirurgico, sia frequenti che rare. Oltre alla più nota e comune patologia di naso, orecchie e cavo orale, ci sono numerose problematiche di competenza otorinolaringoiatrica meno conosciute e frequenti:

– patologie della laringe e della voce

– patologie benigne e maligne delle ghiandole salivari (parotide, sottomandibolare, sottolinguale e ghiandole salivari minori)

– patologie benigne e maligne della tiroide

– patologie vestibolari (vertigini)

– patologie del sonno

In tal senso, è possibile catalogare delle patologie in base alle differenti fasce d’età?

Ci sono problematiche più o meno frequenti in base all’età, e problematiche trasversali.

Nella popolazione pediatrica, le patologie di comune riscontro sono l’epistassi (sanguinamento nasale) e l’ipertrofia di adenoidi e tonsille, con conseguenti flogosi frequenti e russamento notturno patologico.

Per quanto riguarda i pazienti anziani,  il problema più comune è sicuramente quello della presbiacusia, con l’udito che perde progressivamente efficacia. In questi casi, spesso, l’ostacolo principale al trattamento è l’idea di indossare una protesi acustica, vissuta come un handicap limitante, concetto da ribaltare nel sentore comune.

Per gli adulti invece, sono diverse e variegate le problematiche su cui interveniamo. Vanno segnalate le patologie delle ghiandole salivari e della tiroide, queste ultime più frequenti nelle donne tra i 30 e 60 anni. Le disfonie, l’alterazione della capacità fonatoria, insorte per motivi professionali (insegnanti e giornalisti), psicologici e di abitudine al fumo di sigaretta. Riniti croniche di natura allergica o non allergica. Vertigini, problematica polispecialistica che necessita di attento inquadramento diagnostico.

Da segnalare infine è il reflusso faringo-laringeo, patologia sempre più frequente ad ogni età, dovuta a stili di vita frenetici e cattiva igiene alimentare, che si manifesta con un corteo sintomatologico variegato (tosse notturna, bruciore retrosternale, sensazione di corpo estraneo “in gola” ecc..)

Per tutte queste problematiche, al Centro Polimedico Eira, riserviamo una grandissima attenzione, e siamo pronti a suggerire a tutti i nostri pazienti la soluzione terapeutica migliore.

 

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L’OZONOTERAPIA E LA DISCECTOMIA TRANSFORAMINALE PER VIA ENDOSCOPICA NEL TRATTAMENTO MINI-INVASIVO DELL’ERNIA DISCALE LOMBARE

Sono temi molto attuali e importanti sia il trattamento della lombalgia mediante ozonoterapia paravertebrale che quello dell’ernia discale lombare mediante l’intervento chirurgico mini-invasivo di discectomia per via endoscopica con ina incisione cutanea inferiore ad 1 cm. Approfondiamo i temi, collegato alla sua pratica medica, con il dott. Antonio Colamaria, presente presso il nostro Centro Polimedico.

 

OZONOTERAPIA

L’ impiego di una miscela di gas costituita da Ossigeno – Ozono è ormai da tempo utilizzata nel trattamento del dolore di origine vertebrale, sia esso dovuto ad una patologia degenerativa della colonna (artrosi) o alla presenza di un vero conflitto disco-radicolare (ernia del disco). La letteratura scientifica riconosce ampiamente a questo “farmaco” una efficacia terapeutica almeno pari a quella di altri trattamenti, sottolineando sia la bassa incidenza di effetti collaterali dovuti all’azione propria del gas, sia quella di complicanze relative alle tecniche di applicazione, qualora vengano attuate “ da mani esperte e nel rispetto delle Linee Guida “ .

MECCANISMO D’AZIONE DELL’ OSSIGENO – OZONO NEL DOLORE

I dati emersi dalla ricerca scientifica, riconoscono a questo gas un duplice ruolo, antiinfiammatorio ed analgesic . Tali effetti sembrano essere dovuti alla combinazione di diversi meccanismi d’azione: una minore produzione dei mediatori della flogosi (infiammazione), l’ossidazione (inattivazione) dei metaboliti algogeni che agendo sulle terminazioni nervose inducono il dolore, un netto miglioramento della microcircolazione sanguinea locale, con un miglior apporto di ossigeno ed una più rapida eliminazione delle sostanze tossiche, indispensabili per la rigenerazione delle strutture anatomiche lese.

In riferimento poi al più specifico sistema di percezione del dolore, alcuni studi sembrano far ipotizzare anche, sulla base di un meccanismo riflesso (già dimostrato per altre tecniche terapeutiche, come ad esempio l’agopuntura), un effetto di potenziamento dell’attività del nostro sistema di modulazione del dolore (un vero e proprio filtro “neuro-chimico” che contrasta l’ingresso dello stimolo doloroso nel nostro sistema nervoso centrale) con conseguente aumento delle endorfine endogene, cioè la “morfina” prodotta dal nostro organismo .

TECNICHE DI IMPIEGO DELL’ OSSIGENO – OZONO NEL DOLORE DI ORIGINE VERTEBRALE

  1. TECNICA INTRAFORAMINALE: sotto guida TAC e nel rispetto assoluto della sterilità (sia relativamente al prelievo del gas con apposite siringhe sterili e filtri antibatterici, e sia alla preparazione asettica della sede di puntura), si accede per via percutanea tramite ago 25 G al forame intervertebrale da cui le radici nervose fuoriescono dal canale vertebrale. Ottenuta la conferma radiologica del corretto posizionamento dell’ago e dopo aver eseguito il test di aspirazione (che scongiuri la puntura accidentale di un vaso sanguineo), si procede alla lenta somministrazione della miscela di gas in volumi e concentrazioni adatte alle condizioni cliniche del paziente e comunque rispettose delle indicazioni delle Linee Guida. La manovra viene eseguita previa anestesia locale della cute con etil-cloruro spray o iniezione di anestetico locale.
  2. TECNICA INTRADISCALE: sotto guida TAC e nel rispetto assoluto della sterilità, si accede per via percutanea tramite ago 22G direttamente all’interno del disco intervertebrale; dopo esecuzione della discografia, si procede alla somministrazione della miscela di ozono, secondo le modalità sopra riferite. Anche per questa tecnica, si esegue prima un’anestesia locale della cute.
  3. INFILTRAZIONE PARAVERTEBRALE: individuato palpatorialmente lo spazio intervertebrale da trattare, si procede alla somministrazione della miscela di gas alla distanza di circa due cm. dalla linea mediana delle apofisi spinose. La somministrazione dell’ozono viene eseguita, previo test di aspirazione negativo, lentamente e a diversi livelli di profondità: muscolare e sottocutaneo. Anche in questo caso vanno garantite le norme di sterilità e l’anestesia superficiale della cute.

 

DISCECTOMIA ENDOSCOPICA LOMBARE TRANSFORAMINALE

 È una tecnica minimamente invasiva che consente di asportare ernie discali lombari anche espulse e migrate. La bassa invasività della tecnica consente di non asportare tessuto osseo della colonna, il rispetto dei muscoli e la minima manipolazione epidurale.

Negli ultimi decenni sono state sviluppate diverse tecniche per il trattamento mininvasivo dell’ernia del disco, ad esempio la discectomia laser, discectomia mediante radiofrequenza, tuttavia nell’ambito delle tecniche percutanee che si servono per definizione di incisioni cutanee di massimo 1-2 cm, l’unica che consente l’asportazione di ernie del disco di grandi dimensioni (ad esempio le ernie del disco espulse o quelle migrate) è l’endoscopia spinale.

L’endoscopia spinale è una disciplina con campi di applicazione in continua evoluzione. Ad oggi è possibile il trattamento endoscopico anche di alcune forme di stenosi lombare sono trattabili grazie allo sviluppo di microtrapani utilizzabili attraverso la cannula endoscopica. È possibile inoltre l’asportazione di ernie della colonna toracica e della colonna cervicale attraverso variazioni di questa tecnica.

L’approccio endoscopico alla colonna permette di ridurre la degenza ed il dolore postoperatorio ed in particolare di limitare il rischio di cicatrici postoperatorie. Il rischio di recidiva dell’ernia è paragonabile a quello delle tecniche a cielo aperto (circa 3-4%).

TECNICA CHIRURGICA

L’anestesia utilizzata per l’intervento è in genere una anestesia locale o spinale. Si ricorre all’anestesia generale in pazienti particolari o qualora se ne faccia esplicita richiesta.

Gli approcci endoscopici variano in base al tipo di ernia del disco. Un’ approccio posterolaterale è indicato per asportare ernie contenute e protrusioni discali, quello interlaminare paramediano per asportare ernie espulse e/o voluminose in genere a livello L5/S1; infine l’approccio laterale transforaminale è utile nell’asportazione di ernie espulse e migrate. Qualunque sia l’approccio impiegato, il livello di invasività della procedura rimane tuttavia invariato per il paziente.

La procedura consiste nell’ introduzione percutanea di una cannula (camicia esterna) dell’endoscopio dal diametro di 0,7 cm sotto controllo radiologico intraoperatorio fino al raggiungimento del livello della colonna colpito dell’ernia. Dopo aver posizionato la cannula si introduce l’endoscopio rigido e si inizia l’asportazione del materiale discale con lavaggio continuo e sotto visione endoscopica diretta. Il controllo radiologico prima e la visione diretta poi, consentono la massima sicurezza e il rispetto delle radici nervose e del sacco durale. L’endoscopio è fornito di una cannula di lavoro che permette l’utilizzo di micropinze, forbici, sonde a radiofrequenze e laser. L’obiettivo dell’intervento è liberare la radice nervosa ed il sacco durale dalla compressione esercitata dal materiale erniario e quindi far scomparire il dolore. Al termine della procedura viene semplicemente estratta la cannula e la cicatrice che rimane è minore di 1 cm, viene suturata con un singolo punto di sutura riassorbibile. L’intervento ha una durata variabile tra 25 e 45 minuti.

La degenza postoperatoria è estremamente contenuta e mai superiore alle 24h salvo complicanze. Questa procedura può esser eseguita in regime day-surgery. Il ritorno alla vita lavorativa avviene in genere 7 giorni dopo l’intervento anche se questo intervallo può variare in ragione dei sintomi pre-operatori e del tipo di ernia trattata. È raccomandato, ma non obbligatorio, l’utilizzo di un busto leggero (stoffa e stecche o a pressione) per una settimana dopo l’intervento.

Il trattamento dell’ernia del disco con approccio endoscopico consente di ottenere risultati paragonabili alla chirurgia a cielo aperto, ma con una procedura minimamente invasiva in termini di approccio chirurgico (cicatrice <1cm), dolore postoperatorio e tempi di recupero.

 

 

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La buona alimentazione in Autunno: intervista alla dott.ssa D’Agostino

Quale regola dobbiamo seguire per alimentarci al meglio nella stagione autunnale e quali piatti dobbiamo preferire? Ne parliamo con la dott.ssa Luciana D’Agostino, nutrizionista presente presso la nostra struttura.

Allora, dottoressa, quale guida alimentare dobbiamo assumere nella stagione autunnale?

Diciamo che dopo la stagione estiva in cui ci si è concessi qualche libertà di troppo, è necessario riprendere la giusta via, iniziare a ridurre i quantitativi e sfruttare i prodotti di stagione, veicolare la propria alimentazione scegliendo ad esempio i funghi, senza esagerare con i quantitativi. Una attenzione particolare va data ai prodotti di stagione, all’uva in primo luogo. Direi proprio che è un falso mito quello che vede l’uva come un frutto che fa ingrassare poiché essa ha un indice glicemico basso. A tale proposito, vorrei dire che tutti dovremmo basare l’alimentazione con alimenti che hanno un indice glicemico basso, che in buona sostanza trasforma quell’alimento in qualcosa che viene assorbito lentamente dalle nostre cellule. Questa caratteristica va abbassare notevolmente lo stimolo della fame. L’assorbimento avviene in maniera lenta. Altro frutto con tale caratteristica è la mela.

Ci sono dei piatti, in particolare, che dobbiamo prediligere anche grazie ai frutti di stagione autunnali?

E’ sempre importante assumere della fibra e penso immediatamente ai funghi ed alle castagne anche se bisogna stare attenti ai quantitativi. Quello che consiglio, è di assumere spesso i legumi che rappresentano un valido sostituto della carne. Quest’ultima può essere assunta al massimo due volte ma un piatto come lenticchie e riso sostituisce le proteine nobili della carne, così come il baccalà che possiede un contenuto superiore di proteine nobili. E dunque, parlando di piatti, pasta e fagioli oppure lenticchie e riso assunte per tre o quattro volte a settimana, rappresentano un’ottima soluzione da portare in tavola.

E concludo che, in autunno, come in tutte le stagioni, bisogna avere l’intelligenza di sapersi gestire. La buona alimentazione, parte sempre dalla nostra intelligenza.

 

Fonte foto: Ecoo.it

 

 

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Sindrome da affaticamento post rientro: Intervista alla dott.ssa Manuela Delle Noci

E’ un momento molto delicato quello che riguarda i mesi del post vacanze, ovvero quelli che abbracciano la stagione autunnale. Molto spesso, il nostro fisico avverte stanchezza, spossatezza, motivazioni ridotte a tornare a svolgere il proprio lavoro. Si chiama sindrome da affaticamento “post rientro” e riguarda un numero considerevole di persone. Ne parliamo con la dott.ssa Manuela Delle Noci, endocrinologa presente presso la nostra struttura.

Allora, dottoressa, cos’è l’affaticamento del post rientro e perché si presenta?

Come può immaginare, si tratta di una diffusa sensazione di affaticamento che subentra quando si rientra a lavoro. La persona avverte stanchezza, difficoltà nel gestire il proprio stato fisico e di riposarsi in maniera efficiente. Tutto questo porta anche ad uno stato motivazionale molto basso nell’affrontare la propria quotidianità lavorativa.

Molto spesso ci dimentichiamo che il ruolo delle nostre ghiandole è anche quello di saper gestire lo stress. E se poi pensiamo che, oggi, la vita non è più scandita come una volta, ci ritroviamo a non avere le energie sufficienti dopo le vacanze perché abbiamo rallentato i nostri ritmi ma non ci siamo riposati. Se abbiamo dato fondo alle nostre energie, può dunque succedere che i nostri surreni siano affaticati determinando anche disturbi nell’appetito.

Che rimedi bisogna adottare per affrontare e risolvere l’affaticamento del post rientro?

Senza ombra di dubbio, bisogna imparare a scandire le giornate dedicando delle pause a se stessi, al proprio benessere. Tutto questo lo si conquista facendo attività fisica e gestendo meglio i pasti, con un ritmo che facilita la digestione. E’ necessario calibrare bene l’introito di carboidrati prediligendo quelli complessi a basso indice glicemico e la frutta, evitando oscillazioni glicemiche che affaticano ulteriormente la funzione delle ghiandola surreali, assumere la giusta quantità di proteine e acidi grassi essenziali di cui il. Pesce azzurro è ricchissimo, ed eventualmente integrare con minerali e vitamine. E’ importante riuscire a mantenere attivo il nostro metabolismo, scaricare lo stress con l’attività fisica e con l’esposizione al sole, all’aria aperta, una condizione fondamentale per ritrovare i ritmi più giusti per il nostro benessere. Tutto questo, sicuramente, ci aiuta a riprendere con serenità i ritmi della quotidianità fatta di lavoro, di socialità e di gestione dello stress.

 

Fonte foto: La ragnatelenews.it

 

 

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Insufficienza venosa e delle varici: la cura comincia dalla prevenzione

Estate, stagione molto delicata per alcune tipologie di patologie. Una di queste è l’insufficienza venosa e delle varici. Ne parliamo con il dott. Di Donna, presente presso la nostra struttura. Ma di cosa si tratta?

Cominciamo con il dire che l’insufficienza venosa è un disturbo della circolazione in cui le vene non portano le giuste quantità di sangue dalle estremità al cuore. Tutto questo provoca delle alterazioni patologiche come quelle delle varici. Tra i sintomi immediatamente riscontrabili, il gonfiore a livello delle gambe, cosa che può anche compromettere in maniera seria la qualità della vita.

Per tale ragione – prosegue il dott. Di Donna – è importante fare immediatamente un ecocolordoopler vascolare che consente di valutare lo studio dei flussi venosi negli arti inferiori e stabilire così che tipo di terapia svolgere. Ma al di là dell’aspetto estetico, è fondamentale valutare la micro e macro circolazione interna e dunque andare a fare la giusta prevenzione e, soprattutto, che tipo di terapia andare a svolgere.

Tra gli importanti elementi legati alla prevenzione, è fondamentale comprendere che gli stili di vita sono importanti. La sedentarietà, la cattiva alimentazione e la postura sbagliata sono elementi che possono incidere negativamente sull’insufficienza venosa. Per questo motivo, si tratta di una patologia che riguarda tutti, uomini e donne. Prima sapevamo che si trattava di un problema estetico ma oggi sappiamo che si tratta di una patologia sociale che riguarda anche l’allungamento della vita media. In tal senso, sempre nell’ottica della prevenzione, è importante comprendere che essa va fatta già a vent’anni perché dopo diventa sempre più difficile rimediare a patologia in corso

I pazienti che si rivolgono a noi, svolgono presso questo Centro Polimedico un Ecocolordoopler che consente di svolgere uno screening alla predisposizione, dunque una vera e proprio visita vascolare con esami diagnostici che ci servono a mettere in campo gli strumenti per la cura.

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